BENVENUTI

Figlia dell'albergo

2021

Questo albergo non è una casa ho sempre cercato di far capire ai miei amici, agli altri, mi sono sentita per anni una specie di gitana, orfana di casa, che ha cercato una dimora per tutta la vita. Ancora non l’ho trovata questa casa, ancora non ho trovato quello spazio che mi possa far sentire completamente aderente a me stessa. Un giorno, lo troverò. Per ora raccolgo i pezzi di un’infanzia vissuta come in un romanzo, questo, se avrete voglia di leggerlo.

CoseCozy

2021

Cose Cozy è il mio spazio, una specie di casa. Un posto cozy, accogliente. Qui voglio condividere cose, idee, progetti: miei o di realtà che sento allineate con il mio stile di vita.

www.cosecozy.com

Fino a qui tutto bene

2020

“Se mi devono dire che ho un cancro devo essere bellissima”, ha pensato in un istante senza tempo, stupita di quel pensiero fuori luogo e accompagnata dalla certezza che non sarebbe andata così. Poteva essere un semplice ascesso al seno, curabile con una terapia antibiotica. Invece, quel 5 febbraio 2019, la diagnosi è arrivata affilata come la punta di un coltello in pieno petto: tumore maligno. Per tre giorni Sabrina ha nascosto i suoi sentimenti a tutti, piangendo di nascosto in bagno. Poi ha affrontato lo sguardo triste di suo figlio Nino e per lui ha iniziato a combattere.

B33

2020

Un viaggio fisico e interiore interamente documentato: dalla diagnosi di cancro alla fine delle terapie. La malattia come punto di partenza per ritrovare un’identità fisica e personale. Per capire il valore di prendersi cura di sé anche e soprattutto quando la vita improvvisamente cambia e si sospende, quando le cure offensive fanno perdere i capelli, oltraggiano il corpo e lo spirito. Ma si scopre una forza inaspettata, indomita, si può trasformare il dolore in opportunità e condividerla con gli altri, scoprire un nuovo modo di vedere le cose, recuperare le proprie origini, la propria anima.

UNA

2020

UNA è stata una sfida entusiasmante, un progetto che ha supportato moltissime donne e con il quale abbiamo sostenuto la onlus FORO, per la ricerca sul cancro.

Io ragiono con il cuore

2019

Un racconto lungo dodici anni, dalla diagnosi di autismo all’iscrizione alla SIAE di Nino come il più giovane regista italiano a dodici anni. Nel mezzo le paure, la battaglia, i progressi quotidiani da celebrare, la scoperta di poter navigare a vista giorno per giorno. Un viaggio scandito dall’amore di una madre per il proprio figlio.

Be Kind

2018

«Essere diversi è come un elefante con la proboscide corta: una rarità». Nino è il protagonista, il centro, il fulcro di un film che riguarda non solo coloro con cui condivide la sua diversità, ma tutti quelli che, in un modo o nell’altro, sono diversi. Diversi perché emarginati, diversi perché parte di una minoranza, diversi per il loro orientamento sessuale, diversi perché di un’altra etnia, religione, cultura rispetto a quella del Paese in cui vivono.

lets-be-kind.com

SU DI ME

“IL TETTO SI È BRUCIATO:

ORA POSSO VEDERE LA LUNA”

— MIZUTA MASAHIDE

Questa frase rappresenta la mia vita, è un Haiku, un componimento poetico nato in Giappone, nel tempo ho attraversato molti incendi che hanno aperto i miei spazi, la mia visione. Ora posso vedere la luna.


Autrice, regista e attrice, ha lavorato con registi come Maurizio Nichetti, Mario Monicelli, Leonardo Pieraccioni, Gianluca Tavarelli, Carlo Lizzani.

Ha partecipato alla fortunata serie Un medico in famiglia su Rai Uno nel ruolo di Jessica, come autrice ha pubblicato libri di narrativa con Baldini & Castoldi, Feltrinelli e Rizzoli.
Nel 2018 ha diretto con il figlio il documentario Be Kind, un viaggio gentile nel mondo della diversità, menzione speciale al Taormina film festival e ai Nastri d’argento Doc.

Il mio viaggio con Nino

BE KIND è un film autoprodotto, quasi familiare, nato dal mio desiderio di fare un regalo a mio figlio Nino, racconta il viaggio da piccolo regista di una persona diversa all’interno della diversità, intesa non come differenza, ma come ricchezza nella varietà. Gli ho chiesto «Ti andrebbe di raccontarti? Di raccontare la tua sindrome e di raccontare storie di persone diverse?». Lui è andato in camera, ha preso un cappotto lilla, una giacca verde, una cravatta, un paio di baffi finti e mi ha detto: “Accetto”.

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